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Cinespresso | March 29, 2024

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Dal teatro al cinema: Emma Dante al Nuovo Aquila

Dal teatro al cinema: Emma Dante al Nuovo Aquila
Alina Laura De Luca

Anche il Nuovo Cinema Aquila, nel cuore del quartiere Pigneto, ha ospitato, lo scorso venerdì 19 settembre, la prima di Via Castellana Bandiera, il film-debutto al cinema dell’innovativa regista teatrale Emma Dante

Tratto dall’omonimo libro del 2008 della Dante, il film porta in scena il duello ostinato tra due donne che si incontrano per la stretta via di Palermo, via Castellana Bandiera appunto. Da una parte c’è Rosa, interpretata dalla stessa regista, con la sua fidanzata Clara (Alba Rohrwacher) a bordo di una Multipla, dall’altra c’è Samira (Elena Cotta), un’anziana originaria di Piana degli Albanesi, esile e risoluta al volante di una Punto.
Tra i film più attesi alla 70esima Mostra del Cinema di Venezia, la pellicola ha ricevuto una serie di riconoscimenti tra cui il Premio Coppa Volpi come miglior interpretazione femminile assegnato a Elena Cotta, presente alla proiezione assieme alla regista e all’attrice Alba Rohrwacher.

Così la Cotta ha introdotto la pellicola: “è uno dei film più straordinari che si siano visti in questi ultimi tempi. Sa unire un’attenzione incredibile in una situazione al di fuori da ogni convenzione è tutto fuorché banale– con dei momenti straordinari di umorismo sottilissimo, bello, di quelli che non devono mai mancare in una rappresentazione: Shakespeare lo ha insegnato, anche nelle tragedie ci sono momenti comici, funzionanti come valvole di sfogo; e qui ce ne sono tantissimi”.

Poi, ai presenti in sala, la Cotta ha caldamente raccomandato di fare particolare attenzione agli attori dialettali “perché sono straordinari per espressività, per bravura, per intelligenza interpretativa. Dovete fare attenzione alla verità che riescono a trasmettere: tutti gli attori dialettali in Italia hanno delle qualità, dei talenti meravigliosi, secondo me anche poco sfruttati”.

Quando, al termine della proiezione, la parola passa a lei, pur nel dichiarato imbarazzo di parlare del film, tanto più per esserne stata l’artefice, Emma Dante afferma che non può esimersi dal precisare che il suo non può essere definito un film locale, nel senso che i suoi attori “sono attori che sanno parlare in italiano e recitano anche molto bene in italiano, ma sono sempre e continuamente pungolati da me e in qualche modo stimolati a lavorare con la loro lingua di origine. Infatti non c’è soltanto il siciliano, c’è anche l’albanese e il napoletano, proprio perché la volontà è quella di cercare di convincere gli attori a generare la parola, non a pronunciarla. Questo generare la parola ha a che fare con la loro lingua madre, per cui l’attore dialettale è un’altra cosa: è un attore che recita il dialetto. I miei attori –e in questo film ce ne sono tanti, sono quelli della mia compagnia– sono degli attori che cercano di partire da una radice che è la loro lingua madre […] Ho sempre cercato nel teatro, e in questo film in particolare –poi magari non ci sono riuscita– di distaccarmi da Palermo, perché io in realtà tutte le volte cerco di non parlare di Palermo; poi, certo, arriva ma… non è un problema mio”.

E a chi le chiede se può essere ravvisata una qualche traccia di speranza nel film, non senza la sua nota ironia Emma risponde: “secondo me la speranza finché siamo vivi c’è sempre, per cui il fatto che noi siamo qui a parlare è già una speranza, se non siamo morti durante questo film si poteva anche soccombere ma siamo ancora vivi e stiamo parlando. La speranza c’è se uno ce la trova. Io, ad esempio, vedo il film e mi sembra molto negativo, pessimista, altre volte no, ma va bene. Il cinema è straordinario in questo, ogni opera è straordinaria in questo se viene fatta in un senso che non sia univoco, che non sia solo il senso del regista ma che sia il senso dell’opera, per cui l’opera, al cinema o al teatro, o che sia un libro deve, assolutamente, lasciare aperta la strada, altrimenti lo spettatore non fa nulla. Al contrario, a me piace quando lo spettatore lavora e fa anche lui la sua parte”.

Interrogata sulla composizione del cast, la Dante rivela che “ci sono gli attori Elena, Alba, ma c’è anche Renato Malfatti, il Saro Calafiore della pellicola, che non è un attore ma un parcheggiatore dell’Arenella, un porticciolo di Palermo, poi il ragazzino, Dario Casarolo, è un altro non attore. Ci sono, inoltre, i residenti della via che abbiamo coinvolto perché non volevamo invadere il loro posto –siamo stati per due mesi nella loro strada e questo coinvolgimento, secondo me, ha aiutato molto il film perché loro sono sempre presenti”.

Una presenza che si è tramutata in condivisione, sul set, al punto che “mangiavamo spaghetti al nero di seppia, dolci, pasta al forno, di tutto”, preparato dalle mani operose dei residenti di quella stretta via di Palermo, qual è via Castellana Bandiera appunto.

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