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Cinespresso | March 29, 2024

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Salvo: l’essenzialità di un esordio

Salvo: l’essenzialità di un esordio
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
9
Regia
8
Script
7,5

Rating

Grassadonia e Piazza danno vita a un’opera tattile, materica, narratrice di un’umanità terribile e isolata da ciò che dovrebbe essere.

Anno: 2013 Durata: 104′ Distribuzione: Good Films Genere: Drammatico Nazionalità: Italia, Francia Produzione: Acaba produzioni, Cristaldi Pictures, MACT Productions, Cité Films, arte France Cinéma Regia: Fabio Grassadonia, Antonio Piazza

Dopo i premi e gli applausi di Cannes il primo film di Grassadonia e Piazza viene venduto in 20 Paesi. Inizia il lungo cammino di un esordio duro come un pugno

Dalla presentazione con i registi e la protagonista al Nuovo Cinema Aquila di Roma arriva la notizia che Salvo verrà distribuito in 20 paesi, tra i quali Inghilterra, Francia e Brasile. Salvo (Saleh Bakri) è un killer malavitoso. Ricercato dalle forze dell’ordine per una sparatoria si nasconde nell’appartamento del placido connivente Enzo (Luigi Lo Cascio), che insieme alla moglie ne cura la segreta permanenza casalinga. Durante un regolamento di conti commissionatogli dal suo boss, un inquietante Mario Pupella, Salvo decide di risparmiare la sorella cieca della sua ultima vittima.

Inizia un doppio calvario senza via di scampo, per lui, interiormente preso dalla ragazza ma implacabile nel suo mutismo e nel buio che gli avvolge l’anima, e per Rita, la straordinaria Sara Serraiocco al suo esordio davanti alla macchina da presa. Il suo character è una giovane forse non del tutto incosciente sulle dinamiche degli eventi, ma che lotta con i suoi sensi acuiti e portati allo stremo dalla violenza del sequestro. E l’attrice ha affrontato la sfida in maniera ammirevole. Gli occhi ruotati, le microespressioni facciali, l’andatura goffa di chi non vede, ma sempre la cognizione delle cose intorno grazie agli altri sensi, sono solo alcune delle piccole cose straordinarie che Sara porta sullo schermo.

C’è un piano sequenza fatto di pura tensione della protagonista: rumori in campo e fuori campo, l’incerto incedere da un sottoscala, le mani insicure, capelli sciolti e pareti blu a circondare una Serraiocco che inizia la sua carriera nel migliore dei modi. Il suo è un personaggio, disperato, sottomesso, tarpato. Gli occhi le impediscono di vedere. E il suo rapitore di uscire, di sapere. Lampi di luce dalle finestre assolate sono un segno, ma il buio le avvolge comunque il destino, tanto quanto cercano di fare le braccia inutili e assassine di Salvo. E il protagonista è il punto d’equilibrio, presenza muraria e spietata in uno sguardo cristallino di un volto che ha perduto espressioni umane.

I due registi palermitani curano una pellicola che esalta i sensi dello spettatore. Gli tira i nervi in maniera a volte violenta, ma sempre energica. La fotografia di Daniele Ciprì aiuta a restituire le luci percepite da Rita ma anche il freddo, il caldo e la polvere dei nascondigli. Fabio Grassadonia e Antonio Piazza danno vita a un’opera tattile, materica, narratrice di un’umanità terribile e isolata da ciò che dovrebbe essere. Il contrappunto della melodia accarezzata dei Modà a risuonare tra le vecchie palazzine, dalle autoradio e dalle labbra dei protagonisti è uno zuccherino che rende la storia ancora più amara. Ma nella sua essenzialità di silenzi solo verbali si fa sontuosa prova per gli “esordienti”, ai quali di questo concetto appartiene soltanto un’anagrafica dicitura.

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