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Cinespresso | April 18, 2024

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Silvio Orlando e la variabile umana

Silvio Orlando e la variabile umana
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
8
Regia
8.5
Script
7

Rating

Bruno Oliviero in un colpo solo offre un nuovo modo di vedere e fare un poliziesco, scopre il giovane talento di Alice Raffaelli e promuove con ampio merito Silvio Orlando come attore drammatico anche su grande schermo

Anno: 2013 Durata: 83′ Distribuzione: BiM Distribuzione Genere: Poliziesco, Giallo, Drammatico Nazionalità: Italia Produzione: Lumière & Co. Invisibile Film, Rai Cinema Regia: Bruno Oliviero

In concorso a Locarno l’esordio del regista Bruno Oliviero in un giallo tutto italiano che porta molte interessanti novità

Ci ha abituati a vederlo quasi sempre nella commedia. Che fosse spassosa, televisiva o impegnata nella messa in luce di vizi e debolezze di personaggi quotidiani o di piccoli eroi impacciati, Silvio Orlando sarebbe difficile immaginarlo nei panni di un poliziotto vedovo, depresso e con un rapporto problematico con la figlia adolescente.

Invece Bruno Oliviero, regista del giallo in uscita il 29 agosto La variabile umana, ha avuto l’intuizione giusta scegliendo Orlando per impersonare l’ispettore Monaco, che da tre anni rifiuta casi preferendo rimuginare tra le carte del suo ufficio per la scomparsa della moglie. Sarà il suo superiore (Renato Sarti) a farlo tornare a investigare, per l’assassinio di un importante uomo della Milano bene.

L’arresto della figlia Linda Monaco (Alice Raffaelli) per una pericolosa ragazzata, e nella stessa notte dell’omicidio è l’incipit per affondare in un dubbio che avvolgerà il padre sulla ragazza. Nel cast ci sono anche Sandra Ceccarelli nel ruolo della moglie dell’uomo freddato e Giuseppe Battiston, che interpreta il più fidato collega di Monaco. Il sospetto e la scelta dell’ispettore saranno ago e piatto nella bilancia della storia.

Forse avrei dovuto denunciarlo subito. Con il tempo il dolore diventa fastidio. Lo senti solo di fronte allo specchio, la mattina

Sarà una frase durante un interrogatorio. Orlando è un padre premuroso. Rassetta la casa dall’alba e fa la spesa prima di andare a lavoro. Forse l’unico modo, in un rovo d’incomunicabilità generazionale nel quale esprimere alla figlia i suoi sentimenti. Cast e storia girano molto bene. La Milano di Oliviero è cupa e umida di notte, e saturata nei colori pur sotto un cielo plumbeo anche di giorno. Ogni tinta è portata a una vivacità tale da esaltare i contrasti interiori dei protagonisti.

La macchina da presa si muove su carrelli e jimmy jib, come sulla scena del crimine che utilizza il dolly. Cosa banalmente rara in un giallo italiano. L’effetto che ne viene fuori crea l’impatto visivo originale di una regia matura e complessa nelle sue sfumature e sfocature di dettagli che creano vere e proprie schegge emozionali intorno al rapporto di silenzi labirintici tra padre e figlia. E l’audio non ha un ruolo da meno con le versioni ovattate dei suoni tra interni ed esterni in certe scene, le musiche elettroniche, e la partecipazione alla colonna sonora di Michael Stevens.

L’uso delle ellissi temporali per le quali opta il regista è ad assoluto servizio della storia, della resa massima delle misteriose verità dei personaggi, e della sorpresa del pubblico. Bruno Oliviero, documentarista e regista al suo primo lungometraggio di finzione, in un colpo solo offre un nuovo modo di vedere e fare un poliziesco senza buonismi, paternali o violenze gratuite, mette in luce il giovane talento di Alice Raffaelli e promuove con ampio merito Silvio Orlando come attore drammatico anche su grande schermo.

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