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Cinespresso | April 25, 2024

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La Variabile Umana, incontro con Bruno Oliviero e i produttori 2/2

La Variabile Umana, incontro con Bruno Oliviero e i produttori 2/2
Ireneo Alessi

Dopo Locarno, il film  sarà oggetto di un’anteprima nazionale, il 28 agosto al cinema Anteo di Milano, accompagnato dal cast e preceduto da un evento via satellite durante il quale il celebre musicista e compositore Michael Stevens, curatore della colonna sonora, suonerà in diretta per gli spettatori.

Aveva pensato ad un finale diverso, meno politicamente corretto, ma più estremo e insieme credibile per questo uomo/poliziotto?

Oliviero: «No. A me sembrava già abbastanza estremo, succedono molte cose… Lei pensa che chiudiamo in bellezza? Non saprei».

Lionello: «Da spettatore oltre che da produttore (con tutto il coinvolgimento che ne segue)… ho speso molte parole insieme agli altri a proposito di etica nel film. Il personaggio di Silvio Orlando ad es. ha una sua etica molto forte, indipendentemente dal fatto che è un cattivo padre. Ed essendo un finale aperto, l’intento dei due autori, tra l’altro molto condiviso da noi produttori, rispetto a questa situazione, era di determinare un’etica, di riallacciarsi nei confronti della legge al tema reale dell’essere genitori, responsabili, commissari di polizia ecc. Poi naturalmente lo spettatore la vedrà in modo diverso. Ma c’è un ragionamento dietro, non è soltanto un meccanismo soggettivo. Il film vuole dare un piccolo segnale rispetto alla società in cui viviamo e alle scelte che si fanno».

Curiosità: Silvio Orlando non è padre, lei invece?

Oliviero: «Io sì, di un bambino di dieci anni… mi sto preparando (sorride). Da alcune proiezioni private della pellicola ho potuto costatare che è un film che ha colpito maggiormente le persone che hanno dei figli rispetto a chi non ne ha. Ci sono piccoli dettagli, gesti un po’ irrazionali, delle sfumature nel rapporto padre-figlia che vengono colte di più da chi vive in casa con dei bambini rispetto a chi ha già dimenticato la propria adolescenza. Una cosa che ho sempre apprezzato da spettatore e che ho cercato di riprodurre nel film per dare tutte le sfaccettature dei personaggi».

Nel film ci sono molti dettagli interessanti per quanto riguarda la scelta dei colori oltre alle lenti utilizzate in fase di ripresa. Vediamo una Milano dai colori “saturi” dove la fotografia va proprio a completare visivamente i personaggi. Come sono nate tali scelte a livello visivo e come ha impostato i movimenti di macchina sulle scene del crimine?

Oliviero: «Io penso che oggi per fare del cinema bisogna fare delle proposte agli spettatori, dando qualcosa di nuovo rispetto all’enorme massa di immagini che tutti noi subiamo. Ragionando in quest’ottica, insieme al direttore della fotografia, l’attenzione ai dettagli fotografici era uno degli obiettivi che ci siamo posti. Di solito si tende a desaturare i film soprattutto quelli di questo tipo, a farli con dei colori lividi, tendenti al bianco e nero. Noi, invece, volevamo realizzare una sorta d’iperrealtà, infatti, abbiamo proprio saturato i colori in post produzione. Per le scelte di regia, movimenti macchina ecc. abbiamo molto discusso con l’operatore prima di iniziare. L’intento era di voler mischiare il cinema classico hollywoodiano, fatto con il suo impianto di carrelli, dolly ecc. con la semplice macchina a mano, molto intima, di stampo documentaristico. Sempre per dare qualcosa di nuovo allo spettatore, qualcosa di poco visto finora».

Immagino che si sia documentato molto anche per la parte che riguarda il mondo degli adolescenti e del modo in cui vivono la notte. Che tipo di percorso ha fatto per studiare in questo senso e che immagine si è fatto?

Oliviero: «Il mix di ragazze adolescenti e uomini maturi è un dato di fatto che non abbiamo scoperto noi. Adesso peggiora sempre più al punto da sembrare una prospettiva di vita. E in questo spesso sono coinvolti anche i genitori. Personalmente non l’ho incontrato nelle mie ricerche. Abbiamo conosciuto diverse persone, ma abbiamo anche frequentato alcune discoteche insieme agli autori e successivamente con parte della troupe. Delle serate davvero imbarazzanti, ma che erano il nostro lavoro. Quest’ambiguità dettata dalle situazioni ci ha fornito alcuni spunti. E poi una delle sceneggiatrici, Valentina Cicogna, al tempo aveva 24-25 anni e questo ci ha aiutato molto».

La colonna sonora è affidata al compositore Michael Stevens, storico collaboratore nei film di Clint Eastwood tra cui Million Dollar Baby, Gran Torino e Mystic River. Da cosa deriva la scelta di muoversi in sottrazione con le musiche e con i dialoghi?

Oliviero: «Ho incontrato Michael grazie ai produttori del film, sono un grande amante dei film di Clint Eastwood e mi piaceva l’idea di provare a convincerlo ad aprirsi ad un cinema più europeo, un cinema in cui la musica non copre nulla. Abbiamo lavorato molto bene insieme dal punto di vista musicale per adattare la sua esperienza internazionale al mio film italiano».

Nel film assistiamo al doppio pianto dei poliziotti protagonisti Orlando-Battiston. Come mai questa scelta?

Oliviero: «Entrambi piangono per motivi diversi, anche se convergono. Sono due uomini che vedono la propria vita e tutto ciò in cui credevano, distrutti. Visto che si parla di uomini che non vanno per il sottile, il fatto che i due protagonisti fossero uomini e potessero piangere era un modo per renderli diversi dall’umanità che avevamo visto nel film. Inoltre, come documentarista ho seguito molti magistrati e in momenti difficili ne ho visti piangere molti, perché questi sono dei lavori che mettono sotto enorme stress. Non è la lacrima o il non piangere che rende gli uomini meno maschi o duri».

Una curiosità sul nome del personaggio di Battiston. La scelta di chiamarlo Carlo Levi è solo un caso di omonimia con lo scrittore oppure no?

Oliviero: «Non è un caso. Il personaggio di Battiston ci sembrava una sorta di testimone della storia un po’ come lo è stato Carlo Levi per lo sviluppo del meridione».

Visto il finale aperto, ci sarà un seguito alle avventure di Monaco?

Oliviero: «Questa è una bella domanda. Non lo so, per il momento non ci abbiamo pensato. Di sicuro non sarebbe facile… visto il finale non riesco ad immaginarmi un seguito. La storia arriva lì, quello che viene dopo riguarda i personaggi nell’intimo. Non ci è dato di sapere altro. Il resto appartiene solo a loro».

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