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Cinespresso | April 25, 2024

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Pacific Rim: eroi robot per mostri giganti

Pacific Rim: eroi robot per mostri giganti
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
7.5
Regia
8.5
Script
9

Rating

C’è molto equilibrio tra effetti speciali, storia, racconto dei personaggi, tensione scenica degli attacchi, coralità, musiche azzeccate, ironia che rende il tutto più umano e leggero, fino al dramma della perdita

Anno: 2013 Durata: 131’ Distribuzione: Warner Bros. pictures Genere: Fantascienza, azione Nazionalità: Usa Produzione: Warner Bros. Pictures, Legendary Pictures Regia: Guillermo del Toro

Prevista per l’11 luglio l’uscita in Italia del nuovo fanta-distopic-movie di Guillermo del Toro. Mentre il 12 sarà nelle sale americane

Sembra il sogno fatto realtà per migliaia di fan dei robot giapponesi che sconfiggevano mostri enormi da mondi lontani in serie animate piene di combattimenti, esplosioni e distruzioni di intere città. Pacific Rim parte da un prossimo futuro distopico ambientato nel 2020, dove le superpotenze un tempo in contrasto hanno unito le forze per fronteggiare la lenta invasione di giganteschi mostri.

Un portale interdimensionale apertosi dai fondali oceanici del Pacifico ha spianato la strada ai Kaiju, nome che in giapponese significa “strana bestia”, portando la loro furia a devastare grandi città come Manila, Tokyo, Hong Kong e Sidney, e a mettere a repentaglio la sopravvivenza del genere umano.

L’arma creata dalla collaborazione di Paesi un tempo nemici per poterli affrontare sono i Jaeger, ipertecnologici robot grossi come grattacieli e pilotati da coppie di esperti in combattimento. Solo una stretta di mano neurale, un procedimento di fusione delle menti dei due piloti, può realizzare una totale corrispondenza nei movimenti dei robot e quindi l’allineamento.

Dopo un grave incidente Raleigh Becket (Charlie Hunnam) viene richiamato alle armi dal Marshall Stacker Pentecost (Idris Elba), per essere affiancato dalla giapponese Mako Mori, la Rinko Kikuchi vista anche in Babel, alla guida del vecchio Jeager Gipsy Danger e al fianco degli altri Striker Eureka, Cerno Alpha e Crimson Typhoon.

Aspetta. Io credo che sia morto. Controlliamo il battito. Nessun battito

Sono le parole di uno dei piloti di fronte a un Kaiju abbattuto. Non si era mai visto niente di simile al cinema. Guillermo del Toro, il regista visionario e poetico del Labirinto del Fauno e della saga di Hellboy non si risparmia e mette sul campo di battaglia tra l’Oceania e il mare a largo di Hong Kong mille sogni d’infanzia e citazioni di genere.

Le armature dei piloti e le tecnologie neurali ricordano il manga Evangelion e la trilogia Matrix, i Kaiju sono nipoti in Hd dei Godzilla e Gamera del cinema postnucleare nippoico, mentre l’ex-colonia britannica in Cina sotto la pioggia battente sembra un set di Blade Runner.

Da qui si parla anche di particolari che vi toglierebbero qualche sorpresa, svelandovi però in anteprima aspetti davvero notevoli del film. Se andate avanti con la lettura non dite che non ve l’avevamo detto.

Uno dei Jeager per un momento ha le stesse posture di Robocop, e l’ironia dell’autore sorprende anche nella sottile citazione di Shindler’s List. Nel ricordo della piccola Mako, la bambina sola tra i grattacieli della sua megalopoli giapponese sotto assedio di Kaiju, indossa un cappottino blu, mentre in mano ha una scarpetta rossa. L’autoironia di Del Toro sta nel far smarrire il suo 46 di mocassino borchiato in oro a mo’ di squame di coccodrillo a Hannibal Chau, un pericoloso Ron Pearlman che interpreta il trafficante d’organi di Kaiju.

Piccoli momenti di gratitudine dovrebbero essere dedicati al regista anche per il non bacio tra i protagonisti che spezza l’incantesimo del solito finale sulle labbra vittoriose degli eroi, e per un’inquadratura su un pendolo di Newton da tavolo (uno scacciapensieri di palline in metallo appese a fili). Chi vedrà il film, capirà.

Di sicuro questo film di robbottoni, com’è stato da molti additato, può dar vita a un genere, una nuova pagina di cinema si è aperta e vederne le evoluzioni sarà interessante. C’è molto equilibrio tra effetti speciali, storia, racconto dei personaggi, tensione scenica degli attacchi, coralità, musiche azzeccate, ironia che rende il tutto più umano e leggero, fino al dramma della perdita. Gridare al capolavoro forse è un po’ eccessivo, sebbene abbia tutte le carte in regola per esserlo. Però un capolavoro è unico ed essenziale. Ha le carte per esserlo e solo quelle. Pacific Rim invece ha anche tante altre caratteristiche, delle quali abbiamo citate alcune, che lo portano un po’ a sballare. Ma è una questione squisitamente formale. Rimane il film del momento, in uscita l’11 luglio, data dalla quale farà parlare di sé a lungo e per molti buoni motivi.

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