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Cinespresso | March 29, 2024

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I sapori di casa a Punta Cavalluccio

I sapori di casa a Punta Cavalluccio
Francesco Di Brigida

Review Overview

Atmosfera
9
Cucina
7.5
Prezzo
6.5

Rating

Vera e propria attrazione unica nella quale ci si sospende volentieri tra mare, terra e cielo, è l’esperienza più vicina al cenare in barca che si possa trovare sulla terra ferma

Sulla Costa dei Trabocchi d’Abruzzo è iniziata la manifestazione Cala Lenta. Abbiamo visitato una delle antiche macchine da pesca nell’occasione di una cena a Punta Cavalluccio

Nel 1851 Bernardino Verì innalzò il trabocco Punta Cavalluccio sulla costa rocciosa di Fossacesia, nella provincia di Chieti. La costruzione in legno sospesa sul mare serviva per la pesca di paranza, e dava sostegno alle famiglie che vi lavoravano attuando l’immersione delle reti distese nell’acqua: la cala lenta. Quattro generazioni si sono susseguite nella gestione dello storico trabocco, e oggi il titolare è il pronipote Tommaso Verì.

È un giovane di bell’aspetto, accogliente e con uno sguardo sempre attento agli ospiti che stanno arrivando dal ponte e ai ragazzi in servizio tra i tavoli. «Abbiamo due barche da pesca di 6 e 8 metri con le quali ci riforniamo del pesce che serve per il ristorante. Ormai dai trabocchi non si pesca quasi più perché si prende pochissimo». Spiega con una gentile irrequietezza per la serata che sta per incominciare, segno di una passione per il suo lavoro. «Non serviamo alla carta, ma non c’è neanche un menù fisso. Le ricette del giorno dipendono sempre dal pescato. Ci rivolgiamo ad alcuni fornitori, comunque del luogo quando alcune volte non è sufficiente, e per i pesci d’altura».

I tavoli sono grandi e la cena è conviviale. Questa è la prima regola sui trabocchi. Ci si accomoda accanto a sconosciuti che alla fine della serata, se si è fortunati, saranno stati piacevoli interlocutori e compagni di questo viaggio culinario sospesi sull’Adriatico.

Le pietanze sono servite in vassoi da sporzionare  da se, e la cucina non è da gourmet, ma casalinga. Dai piatti sembra di cenare in un antico borgo. Cucina semplice al limite dell’elementare, ma gustosa e verace quanto gli ingredienti che la compongono e gli antesignani che l’hanno tramandata. Si parte con alici marinate e piccanti e gamberi al whisky. Tra i tanti altri antipasti semplici e buoni quello che più colpisce sono le robuste e saporite cozze ripiene in versione cacie e ovo (formaggio e uova, in dialetto abruzzese, e ricetta molto comune usata per la carne d’agnello).

I vini serviti sono delle Cantine Paolucci: un Pecorino Mezzadria e un Montepulciano d’Abruzzo rosato, mentre il primo trionfa come piatto della serata: un’ottima sagne e ceci ai pelosi e panocchie. Una minestra di pasta corta fatta in casa e grossi granchi di scoglio. Forse non vicina all’eleganza dei grandi chef, ma agganciata saldamente alla migliore tradizione marinara locale.

Buona soddisfazione offre anche, accompagnata da occhi di bue di stagione, il fritto di paranza con calamari, alici e cianchette, piccolo pesce graditissimo, anch’esso non nobile quanto saporito. A chiudere ci sono frutta mista di stagione, sorbetto al limone e bocconotti, che nella loro dolce pasta frolla avvolgono un cuore di marmellata al cioccolato o mandorla e ricotta.

È l’esperienza più vicina al cenare in barca che si possa trovare sulla terra ferma, o quasi, trattandosi di antiche palafitte in legno. La qualità è buona e senza fronzoli. Il prezzo, che va dai 40 ai 60 euro a seconda della vista mare, non è basso, ma fa parte di una vera e propria attrazione unica, nella quale ci si sospende volentieri tra mare, terra e cielo.

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