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Cinespresso | March 29, 2024

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Crossfire Hurricane e la storia degli Stones

Crossfire Hurricane e la storia degli Stones
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
10
Regia
9
Script
9

Rating

Estremamente godibile, soprattutto per le nuove generazioni che si avvicineranno al gruppo per la prima volta grazie a questo film

Anno: 2013 Durata: 111’ Distribuzione: Microcinema Genere: Documentario, biografico, musicale Nazionalità: Gran Bretagna, Usa Produzione: Milkwood Films, Tremolo Productions Regia: Brett Morgen

Al Flaiano, per la rassegna Le arti dello spettacolo proiezione del documentario celebrativo per il 50° anno dei Rolling Stones

Slacciatevi le cinture di sicurezza. Si slacciatele, perché bisogna lasciarsi andare quando si parte con i Rolling Stones. Per il mezzo secolo dalla fondazione del gruppo più longevo della storia del rock. Brett Morgen, regista di Crossfire Hurricane per l’occasione si è chiuso in una stanza con i membri del gruppo registrando soltanto in audio i loro ricordi dei primi 30 anni della band. Le immagini sono prese da interviste, rarità, live, backstage, e telegiornali dell’epoca. Dagli esordi a metà degli anni sessanta fino a un’esibizione più recente.

Dal concerto al Madison Square Garden del ’72, epoca del rilancio glam del gruppo con i fan appesi al canestro dell’arena agli imbarazzanti inseguimenti dei fans alle stazioni di alcuni anni prima, fino ai balzi da un aereo a un concerto – quando i piloti fumavano in cabina – magia ellittica del montaggio da un tour a un altro, Mick Jagger e i suoi si confidano al microfono di Morgen in un racconto pacato di apparentemetne attempati rocker, ma dal passato incandescente e dal presente decisamente non sottovalutabile.

La parte del leone la fanno le immagini di un repertorio sconfinato se si pensa all’influenza mediatica che gli antagonisti dei Beatles hanno avuto non solo nella musica, ma nel costume. A partire dalla loro città d’origine, Londra, e a macchia d’olio in tutto il mondo.

I Beatles si comportavano da bravi ragazzi. E a noi cosa restava? Nient’altro che fare i cattivi

Keith Richards scommetteva con Mick sulla durata dei concerti nel periodo in cui venivano puntualmente interrotti dai ragazzi che salivano impossessandosi del palco a caccia dei loro idoli. Siamo negli anni a cavallo della rivoluzione sessuale. Ragazze impazzite, piangenti e urlanti, o addirittura nude e stordite dagli acidi, caroselli raffiguranti Pepsi e Mastrolindi d’annata in un rullo d’immagini spot a descrivere il consumismo che avrebbe spianato la strada alla globalizzazione, e sociologi che spiegavano nei talk show, sotto lo sguardo stupito e ironico di Jagger, la cannibalizzazione dell’essenza della star, e poi il folle periodo dell’Lsd, il carcere e la scarcerazione di Mick e Keith, la lotta contro i poliziotti, i disordini dei fine concerto, l’esilio francese nella villa di Exhile on Main Street e i problemi con la legge e la droga di Keith.

E poi c’è la musica. I passi di Mick, la quiete dietro il palco prima dell’esplosione delle chitarre di Richards e Brian Jones, della batteria di Charlie Watts, il basso di Bill Wyman. Ci sono, in verisone live, Jumping Jack Flash, Angel, Simpathy for the Devil, You got to movePaint it black, Let’s spend the night together, Crossfire Hurricane, Street Fighting Man, (I can’t get no) satisfaction. Ci sono il concerto gratuito disastroso di Alamont e quello di Hyde Park dopo la morte di Jones, caso strano svoltosi il 5 luglio del ’69, esattamente 44 prima della proiezione di ieri al Flaiano Film Festival. 111 minuti di rock e adrenalina che oggi rimane difficile ritrovare anche strizzando un paio di mesi di programmazione di un qualsiasi canale musicale.

Passato nelle sale soltanto il 29 e il 30 aprile, è disponibile solo in home video. È un viaggio colorato, sgranato, in 16mm. Non esattamente enciclopedico. Tralascia ad esempio le litigate burrascose tra i membri del gruppo per lasciare più spazio al ricordo del talentuoso chitarrista Jones e alla sua discesa irrefrenabile. L’immagine che ne viene fuori è decisamente più rassicurante e divulgativa di tutto l’immenso volume di eventi che hanno vissuto gli Stones e i loro fan, ma rimane un’opera estremamente godibile, soprattutto per le nuove generazioni che si avvicineranno al gruppo per la prima volta grazie ad essa. Del resto, sempre parlando di carriere enciclopediche, anche Storia di un italiano di Alberto Sordi raccontava in un montaggio di contributi carriera dell’attore e storia italiana dello stesso periodo. E quel programma ebbe ben quattro edizioni. Neanch’esse completamente esaustive.

Comments

  1. martaribeiro

    Very nice….

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