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Cinespresso | April 25, 2024

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L’epopea di Jean Valjean passa per il Flaiano Film Festival

L’epopea di Jean Valjean passa per il Flaiano Film Festival
Francesco Di Brigida

Review Overview

Cast
9
Regia
8
Script
7.5

Rating

L'emozionante trasposizione di una storia universale. Nella macchina da presa di Hooper ogni inquadratura cerca, trovandola, l’estetica migliore

Anno: 2012 Durata: 158’ Distribuzione: Universal Pictures Italia Genere: Musical, drammatico Nazionalità: Gran Bretagna Produzione: Working Title Films, Cameron Mackintosh Ltd. Regia: Tom Hooper

Sulla riva adriatica sbarca anche Les Miserables, il musical di Tom Hooper vincitore di 3 Oscar e 3 Golden Globe

All’interno della rassegna Le arti dello spettacolo, nell’ambito del Flaiano Film Festival di quest’anno si svolgono le proiezioni parallele a quelle in concorso di film quali Irma la dolce, La febbre del sabato sera, Cirque du Soleil 3D – Mondi lontani, Il Padrino, Psycho e Les Misérables, l’ultima versione cinematografica del capolavoro di Victor Hugo e dal cast stellare.

Anne Hataway, Oscar come Migliore attrice non protagonista è la struggente Fantine, Hugh Jackman il redento perseguitato Valjean, Russell Crowe il rigido gendarme Javert. Amanda Seyfrid è l’innamorata orfana Cosette, Sacha Baron Cohen e Helena Bonham Carter sono i viscidi coniugi Thénardier, e lo stupefacente Daniel Huttlestone è il piccolo Gavroche. Jackman diventa disperato nello sguardo e spossato nel corpo vestendo i panni dll’uomo che sconta 19 anni di prigionia per il furto di un tozzo di pane (un Oscar mancato che avrebbe invece meritato); e Javert – un roccioso e convincente Crowe, anche nell’ugola – suo duro carceriere, lo perseguiterà per anni anche dopo la fine della pena.

La pellicola è un’emozionante trasposizione di una storia universale, classica. Il musical la distanzia dall’immersione nell’epoca storica per quel poco che basta a offrirne un alleggerimento. Un ossigeno per lo spettatore, chiamato musica. Lo stesso ossigeno che fa respirare amplificando al massimo le caratterizzazioni dei personaggi di Hugo. Le canzoni fanno parlare ognuno di loro con le corde del proprio cuore, così, quello che i detrattori del genere vedono solitamente come un limite narrativo, qui più che mai valorizza invece il racconto filmico insieme ad una regia in osmosi completa con le scene sontuose di Ewe Stewart e i costumi magnifici di Paco Delgado. Senza dimenticare elementi gli tecnici ancor più di sostegno alle epressioni attoriali, come gli altri  2 Oscar  hanno sancito: per il trucco Lisa Westcott e Julie Dartnell, e per il sonoro Andy Nelson, Mark Paterson e Simon Hayes. Apporti fondamentali alle performance degli attori/cantanti.

Nella macchina da presa di Hooper ogni inquadratura cerca, trovandola, l’estetica migliore. Compiacimento o gusto sono gli spettatori a giudicarlo. Una delle tante cose che colpiscono rimane il fatto che questo Misérables sia pieno di quei bei tagli che arricchiscono il cinema. E per noi sarebbe sufficiente. Ma qui si va ben oltre, con un’energia interpretativa che a partire dai protagonisti tiene intrisi tutti gli attori del cast, fino ai ruoli minori, evidentemente talentuosi e ben diretti. Su tutti i due cantinieri ladruncoli Baron Cohen e Bonham Carter e il Gavroche di Huttlestone. Characters i primi, infimamente diabolici e buffi sino allo spasso per i loro furti. Il bambino partigiano di questo tredicenne inglese, invece, è la vera e propria miccia esplosiva delle sequenze rivoluzionarie. La sua interpretazione del bambino che sfida i cannoni dei gendarmi ce lo pone dinnanzi come una felice scoperta e una bella promessa per il futuro.

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