Image Image Image Image Image Image Image Image Image Image

Cinespresso | April 19, 2024

Scroll to top

Top

No Comments

Intervista con Christian Iansante, la voce di Bradley Cooper 1/2

Intervista con Christian Iansante, la voce di Bradley Cooper  1/2
Francesco Di Brigida

Incontriamo Christian Iansante in una sala di doppiaggio. La voce ufficiale di Bradley Cooper, protagonista di Una notte da leoni 3, dal 30 maggio nelle sale. Di Iansante sono anche le voci di Ewan McGregor in Trainspotting, di Joseph Fiennes, lo Shakespeare in Love di John Madden, dello sceriffo Rick Grimes di The Walking Dead, di Woody Harrelson in Non è un Paese per vecchi, di Geremy Renner in The Avengers, e di una vera e propria miriade di altri. Questa ne è la prima parte.

È indaffarato con il fonico per la registrazione di un nuovo lavoro. Sprofondato su un divano dal quale emerge con in mano i fogli degli ultimi anelli incisi (gli anelli sono le parti di un copione, ndr) dà le ultime istruzioni su come organizzare il lavoro del giorno dopo. Intanto i woofer vibrano mentre scorrono le voci di diversi doppiatori (tra i quali Francesco Pannofino, voce i George Clooney, e di Luca Ward, voce di Russell Crowe) in versi che sembrano un po’ più familiari di poesie.

Christian, a cosa stai lavorando?

«Sono alle prese con la registrazione di un disco per i Pooh. Li Conosci i Pooh?»

Si, mi pare di ricordare che fossero quei musicisti che prima erano in quattro e adesso sono rimasti in tre. (Gli strappo una risata, ndr)

«Si. A fine anno uscirà un cofanetto dei Pooh. E io sto curando un cd audio, un contenuto speciale rispetto ai dvd, con le voci di 40 doppiatori a recitare alcuni testi delle loro canzoni. Con le musiche originali riproposte in versione cinematografica. Noi siamo le voci del cinema del resto, e racconteremo il viaggio di questo gruppo come un film sonoro».

Un viaggio musicale. Di sicuro diverso da quello che stanno tornando a fare i personaggi di Una Notte da Leoni 3. Come hai trovato l’ultimo capitolo della saga?

«L’ho trovato migliore del secondo. Forse più divertente e più sulla linea del primo. Rimane sempre un film abbastanza leggero, non molto complesso dal punto di vista della sceneggiatura e dell’idea di base. È recitato bene da tutti, non parlo solo di Bradley Cooper, sono bravi anche gli altri due. In questo film ha preso molto corpo il personaggio di Chao, il cinese. Nel primo capitolo si vedeva poco, nel secondo un po’ di più e qui è praticamente insieme a noi tre come protagonista».

Con questo sono 11 i film nei quali hai doppiato Cooper. Lo preferisci più nelle commedie o nei drammatici?

«Più che nei generi posso dirti che lo preferisco a tanti attori meno capaci. Non direi meno profondi ecco. È uno che fa il suo dovere. Non lo reputo un grandissimo attore, ma un bravo attore sì. È uno che studia bene la parte e che è sempre credibile. Anche se fino ad oggi non mi sembra che abbia fatto delle cose particolarmente complicate. Forse un po’ di più ne Il lato positivo, ma sostanzialmente è un attore che sta nella media».

C’è un personaggio al quale sei particolarmente affezionato?

«Sono affezionato a Renton di Trainspotting, ma perché è stato il film che mi ha lanciato come doppiatore. Mi ha dato la possibilità, da lì in poi, di coprire dei grandi ruoli. Prima ero un doppiatore di buon livello, ma diciamo, non di serie A. Sono legato a Trainspotting più che altro per questa ragione, anche perché il mondo della droga è un mondo che non mi appartiene. Più quello dell’alcol se volessimo proprio parlare di serate particolarmente allegre. Sono legato per un ricordo strano, perché l’ho trovato particolarmente difficile, a Matthew Modine in un film intitolato Blackout, di Abel Ferrara. È una pellicola che non ha avuto molto successo. Era un film molto difficile, che però mi ricordo in maniera particolare come lavoro molto impegnativo. Certe volte si fanno tante cose che rimangono nell’immaginario collettivo come assolute e poi invece, quelle che restano dentro sono altre, completamente diverse».

Anche la parte di Vincent Cassel in Sulle mie labbra, quella di Matt Damon in Will Hunting – Genio ribelle, e quella di Jude Law in Intelligenza Artificiale sembrano dei lavori estremamente complessi.

«Mi ricordo lavorazioni come Will Hunting, come Shakesperare in Love, o Memento più che altro. Perché erano tempi nei quali si lavorava ancora con un po’ di calma. Oggi non è più possibile. Anche per questa ragione mi ricordo poco. I film si fanno in fretta. Se prima per un film impiegavi quindici turni, adesso sono diventati cinque o sei al massimo. Sono in colonne separate, quindi non incontri gli altri. Ci sono tante ragioni per le quali non mi riporto a casa ricordi. E forse anche perché oggi un film in più, seppure importantissimo, sinceramente non cambia la mia carriera. Mentre quelli che ho citato sono molto importanti, punti di passaggio che ne hanno determinato fasi rilevanti».

C’è un attore che avresti voluto doppiare ma al quale non hai ancora dato voce?

«Lo dico sempre, è Edward Norton, che non ho mai doppiato, e che trovo molto bravo. Ma lo hanno fatto benissimo Massimiliano Manfredi piuttosto che Massimo De Ambrosis. Non ha bisogno di me Norton. In realtà nessun attore ha bisogno di nessuno di noi. Tutti noi che siamo discretamente capaci possiamo fare un attore senza che questo ne risenta. Bradley Cooper stesso, senza la mia voce vivrebbe comunque bene le sue prestazioni».

Continua…

Submit a Comment